Carboplatino Paclitaxel

Carboplatino Paclitaxel

Il video di questo materiale informativo sarà disponibile prossimamente

Il carboplatino associato al paclitaxel rappresenta una delle terapie più utilizzate per trattare i tumori solidi, in particolare quelli dell’ovaio, dell’utero e del collo dell’utero, i tumori della regione della testa e del collo e i tumori del polmone.

Che tipo di farmaci sono?
I farmaci che compongono questa terapia appartengono alla classe dei chemioterapici: il carboplatino, include nella sua struttura un metallo, il platino appunto, mentre il paclitaxel riproduce una sostanza naturale presente nella corteccia di un tipo di tasso del pacifico chiamato Taxus brevifolia (da cui il nome commerciale del farmaco che è taxolo).
L’azione antitumorale svolta da questi 2 farmaci è differente e complementare. Il carboplatino infatti agisce danneggiando il DNA delle cellule tumorali, danno che quando risulta irreparabile, porterà queste cellule alla morte. Il paclitaxel invece blocca un processo cellulare chiamato mitosi, cioè quel processo di moltiplicazione che permette ad ogni cellula di generarne un’altra figlia.

Come si fa la terapia?

La terapia con carboplatinio e paclitaxel viene somministrata in vena, generalmente attraverso un dispositivo di accesso venoso, ad esempio il Port o il picc , ogni 3 settimane.
La somministrazione ogni 21 giorni è sicuramente quella più utilizzata, ma ricordiamo che la terapia può essere somministrata anche ogni settimana.
La durata del trattamento è variabile, infatti dipende dal tipo di tumore e dall’intento con qui questa terapeutico terapia viene proposta. Generalmente vengono effettuati 6-8 cicli di terapia.

Durante l’infusione endovenosa, il carboplatino e il paclitaxel non sono gli unici farmaci che il paziente riceve. Esistono infatti altri farmaci chiamati ancillari che vengono somministrati insieme ai chemioterapici per ridurne gli effetti indesiderati. Parliamo di cortisone, antistaminici e farmaci per prevenire la nausea e il vomito.

Quali sono gli effetti collaterali

In merito agli effetti indesiderati, in base alla tempistica di insorgenza possiamo avere:
effetti immediati che esordiscono durante la terapia oppure effetti precoci ed effetti tardivi, che invece insorgono nell’arco di ore o giorni dopo la somministrazione.

Effetti indesiderati immediati del trattamento possono essere le reazioni allergiche, la nausea o il vomito e le modificazioni del gusto. Va precisato che i trattamenti ancillari riducono sensibilmente il rischio di reazioni allergiche e di nausea o vomito.

Gli effetti precoci, ovvero quelli che si possono verificare nell’arco di alcuni giorni o settimane dal termine del trattamento sono la fatigue, termine inglese che indica un senso di spossatezza fisica e mentale non legata a sforzo fisico importante; dolori alle ossa e ai muscoli; mucosite orale, ovvero l’infiammazione della mucosa della bocca che si manifesta solitamente con bruciore o dolore in bocca o alla deglutizione; alterazioni intestinali come stitichezza o diarrea.
È possibile, inoltre, che si verifichi anche un abbassamento dell’emoglobina, dei globuli bianchi e delle piastrine. Questo fenomeno può portare a stanchezza, aumentato rischio di infezioni e di emorragie.

Gli effetti indesiderati che possono esordire dopo alcune settimane o mesi sono la perdita di capelli e dei peli corporei (fenomeno questo che dobbiamo purtroppo aspettarci pressoché sempre con questa terapia); le alterazione delle unghie che possono diventare più fragili, sviluppare delle alterazioni nella colorazione, essere dolenti e a rischio di infezioni. Infine, la neuropatia periferica, un disturbo che si manifesta con formicolii alle mani e ai piedi e/o una lieve alterazione o perdita di sensibilità.

Altre indicazioni

Il trattamento con carboplatino e paclitaxel è generalmente ben tollerato con effetti indesiderati transitori e reversibili dopo la fine del trattamento, nella maggior parte dei casi. Occorre chiamare il medico ogni volta che gli effetti collaterali riportati sono intensi o prolungati.
È necessario chiamare il medico se compare febbre con temperatura maggiore di 38°, specie se associata ad altri sintomi sospetti per infezione, come tosse, mal di gola, bruciore ad urinare.
In questi casi il medico potrebbe consigliarvi di eseguire un prelievo di sangue e di avviare un trattamento antibiotico. In qualche caso potrebbe essere indicato l’uso di specifici fattori di crescita, che sono dei farmaci che stimolano il midollo osseo a produrre globuli bianchi.
Tra una somministrazione e la successiva, il vostro medico potrebbe prescrivervi dei prelievi di sangue con una maggiore frequenza, proprio per monitorare un eventuale calo eccessivo di globuli bianchi, di emoglobina e di piastrine. Tuttavia, questi prelievi non sono sempre necessari ed è possibile che dopo la terapia il solo prelievo che dovrete ripetere sarà quello che precede il ciclo successivo.

A casa va mantenuta una corretta idratazione, ad esempio bevendo almeno 1 litro e mezzo di acqua. Per quanto riguarda l’alimentazione, durante la terapia con Paclitaxel è da evitare l’utilizzo di pompelmo perché potrebbe aumentare il rischio di sviluppare effetti indesiderati; anche l’uso di alcolici è sconsigliato per lo stesso motivo.

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