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Cosa sono le parestesie?
Con questo termine si fà riferimento ad un insieme di sintomi che derivano da una alterazione della percezione della sensibilità agli stimoli termici, tattili o dolorifici. Le parestesie tendono a coinvolgere tipicamente, ma non solo, le mani e i piedi.
Le parestesie sono un comune effetto collaterale tipico di alcuni farmaci impiegati nel trattamento di diverse tipologie di tumori, come il tumore della mammella, il tumore del polmone, i tumori del tratto gastro-intestinale o delle vie genito-urinarie. I farmaci più frequentemente coinvolti sono: i taxani, come il paclitaxel ed il docetaxel, i derivati del platino, come carboplatino, cisplatino ed oxaliplatino, ma anche la capecitabina, l’eribulina, la vinorelbina e la gemcitabina. Si stima che circa il 60% dei pazienti trattati con questi farmaci svilupperanno le parestesie.
Come possiamo riconoscere le parestesie? Come si manifestano?
Le parestesie consistono nella comparsa di una sensazione di formicolio, intorpidimento, pizzicore, solletico, prurito, oppure come punture di spillo e di freddo anomalo. Alle volte si accompagnano anche ad una ridotta percezione della sensibilità, generalmente localizzata a livello delle mani e dei piedi; in rari casi, può essere riferita una sensazione di vero e proprio dolore come un bruciore.
Premesso che l’intensità e la frequenza delle parestesie variano da paziente a paziente, in generale sono considerate un effetto collaterale tipicamente “dose-dipendente”, ovvero all’aumentare della dose di farmaco ricevuta, aumenta il rischio di svilupparle. Come tale, questo disturbo tende a ridursi progressivamente fino anche a scomparire nel giro di qualche settimana o mese dalla fine del trattamento che le ha causate. In rari casi, però, i sintomi possono persistere per più tempo e, talora, anche diventare permanenti.
Le parestesie, a seconda dell’intensità, potrebbero rendere più difficile lo svolgimento in sicurezza delle comuni attività quotidiane, come maneggiare oggetti di piccole dimensioni, abbottonarsi una camicia, allacciarsi le scarpe, scrivere, tagliare, cucinare o, nei casi severi seppur rari, anche camminare su superfici irregolari.
Pertanto, si tratta di un possibile effetto collaterale da non sottovalutare!
Cosa possiamo fare per prevenirle?
Nell’ambito della prevenzione, è fondamentale informare il paziente della possibile insorgenza di questo effetto collaterale, dei sintomi che lo caratterizzano e della necessità di segnalarne subito la comparsa al proprio oncologo di riferimento, il quale dovrà monitorare il quadro e suggerire eventuali indicazioni.
L’attività fisica potrebbe essere di aiuto: sembra che con il movimento le fibre muscolari stimolate dai nervi a contrarsi, possano produrre sostanze utili a riparare i nervi stessi; inoltre, l’esercizio fisico costante consente di controllare il peso corporeo, riducendo la produzione di molecole infiammatoria da parte del tessuto adiposo, che potrebbero avere un ruolo nel peggioramento ulteriore delle parestesie stesse.
È consigliabile anche evitare di esporre mani e piedi a bruschi cambi di temperatura: in particolare bisogna evitare le esposizioni prolungate al freddo, cercando di tenere le estremità di mani e piedi al caldo. Allo stesso tempo, è sconsigliato ingerire cibi o bevande troppo fredde nei giorni immediatamente successivi la somministrazione di alcuni chemioterapici, come l’oxaliplatino, perché il freddo di tali sostanze potrebbe provocare la comparsa di parestesie anche a livello della bocca e della gola, generando una sensazione spiacevole.
Smettere di fumare e ridurre, fino anche ad eliminare, il consumo di alcolici durante i trattamenti sono altre possibili strategie di prevenzione raccomandabili in questo ambito.
Ci sono possibili rimedi?
Quando le parestesie si sviluppano, proseguire con le misure di prevenzione appena illustrate aiuta a controllare i sintomi ed, in parte, anche ad evitare che possano peggiorare nel tempo.
Quando le parestesie diventano più intense, l’oncologo potrebbe proporre di ridurre la dose del farmaco responsabile o di prolungare gli intervalli di pausa tra una somministrazione e l’altra, cercando così di limitarne l’effetto nocivo a livello delle fibre nervose, consentendo comunque il controllo della malattia oncologica.
Se le parestesie sono presenti, è fortemente raccomandabile:
- maneggiare con cautela coltelli, forbici e altri oggetti appuntiti o pericolosi;
- fare attenzione a non cadere, camminando ad esempio lentamente, appoggiandosi a corrimano quando si è sulle scale o spostando tappeti e cavi per evitare di inciampare;
- indossare scarpe comode, come scarpe da ginnastica o con suole in gomma;
- controllare la temperatura dell’acqua usata per l’igiene personale o per lo svolgimento delle faccende domestiche magari con un termometro, per evitare spiacevoli scottature;
- fare attenzione a non bruciarsi o tagliarsi mentre si cucina;
- indossare guanti protettivi per svolgere faccende domestiche e giardinaggio.
Esistono dei farmaci specifici che si possono somministrare nel tentativo di curare le parestesie?
Vivace è l’interesse scientifico a riguardo.
Un farmaco che ha dimostrato di poter alleviare le parestesie è la duloxetina; si tratta di un farmaco appartenente alla classe degli antidepressivi, ad oggi poco impiegato per questa indicazione.
La duloxetina ha dimostrato di migliorare le parestesie nei pazienti trattati, senza causare la comparsa di altri effetti collaterali a sua volta. Uno studio clinico recente ha anche suggerito la capacità della duloxetina stessa di prevenire la comparsa delle parestesie, in particolare nei pazienti trattati con oxaliplatino per la cura di tumori del tratto gastrointestinale.