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Con il termine ascite si intende un accumulo di liquido all’interno dell’addome, precisamente in una cavità anatomica normalmente vuota, chiamata cavità peritoneale.
In una persona con diagnosi oncologica, si parla di ascite neoplastica quando l’accumulo di liquido nella cavità peritoneale è causato dal tumore.
I tumori che più frequentemente iniziano a manifestarsi con la comparsa di ascite o che possono provocarla nel loro sviluppo sono il tumore dell’ovaio, i tumori del tratto digerente (stomaco e intestino quindi) e il tumore del pancreas.
Dal punto di vista clinico l’ascite si manifesta con un aumento progressivo della circonferenza addominale, fenomeno che può associarsi a sintomi meno specifici come difficoltà nella digestione, senso di sazietà precoce ai pasti, eruttazioni frequenti e dolore addominale.
Quando la quantità di liquido ascitico è abbondante e si associa ai sintomi descritti, si può eseguire una manovra evacuativa chiamata paracentesi.
La paracentesi consiste nel posizionare temporaneamente un ago attraverso la parete addominale per consentire la fuoriuscita all’esterno del liquido ascitico.
A volte può essere necessario effettuare un’ecografia di centraggio all’addome, per individuare il punto più corretto in cui inserire l’ago.
L’estrazione del liquido addominale, oltre ad alleviare rapidamente i sintomi, può essere utile per eseguire delle analisi specifiche, ad esempio il liquido estratto può essere analizzato dall’anatomo patologo per la ricerca e la definizione delle caratteristiche di eventuali cellule tumorali.
Talvolta, il medico oncologo potrebbe prescrivere anche dei farmaci diuretici, per cercare di ridurre la formazione del liquido addominale: i diuretici, infatti, agiscono in modo da aumentare la perdita di liquidi con le urine.
Nel caso di ascite neoplastica, il suo trattamento coincide con la cura del tumore che l’ha provocata. Riducendo il tumore infatti, ridurremmo il liquido ascitico che induce.
Talvolta, però, il trattamento per la cura del tumore, associato alla somministrazione di diuretici, può non essere sufficiente a ridurre la quantità di liquido ascitico oppure la terapia può impiegare tempi troppo lunghi per agire.
In questi casi l’oncologo potrebbe proporre il posizionamento di un catetere di drenaggio peritoneale: si tratta di un piccolo tubicino, collegato a una sorta di rubinetto che fuoriesce dall’ addome e che si può aprire o chiudere per far defluire il liquido ascitico in base alla necessità.
Questo dispositivo è molto utile soprattutto quando la formazione del liquido ascitico è tale da dover ricorrere spesso a paracentesi.
Il catetere peritoneale viene generalmente posizionato dal radiologo, va medicato periodicamente e richiede una gestione da parte del personale infermieristico e medico esperto.
Occorre comunque ricordare che l’ascite non si associa solo ed esclusivamente a problematiche di natura oncologica, può infatti essere legata anche ad altre problematiche, come da esempio la disfunzione renale o lo scompenso epatico.
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