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Oggi parleremo di un farmaco chiamato capecitabina.
Si tratta di una terapia molto utilizzata in ambito oncologico e cercheremo di capire insieme quando si usa, come funziona e che tipo di effetti indesiderati può causare. Iniziamo allora!
La capecitabina è un farmaco chemioterapico che alla sua efficacia coniuga la praticità di essere somministrata per bocca.
La sua azione antitumorale si esercita dopo che il farmaco è stato trasformato dal fegato ed ha assunto la capacità di inibire, ovvero impedire la duplicazione del DNA all’interno delle cellule tumorali.
Questo fenomeno che causa la morte delle cellule tumorali o una loro inibizione nel processo di crescita.
La capecitabina viene utilizzata nel trattamento dei tumori della mammella e nei tumori gastrointestinali, in particolare nei i tumori del colon-retto.
La capecitabina viene assunta in 2 momenti della giornata, al mattino entro 30 minuti dalla fine della colazione e alla sera entro 30 minuti dalla fine della cena, con un bicchiere d’acqua.
Il trattamento viene eseguito per 14 giorni consecutivi, seguiti da 7 giorni di pausa. I 14 giorni di trattamento sommati ai 7 giorni di pausa costituiscono un ciclo che quindi sarà di 21 giorni.
Meno frequentemente il trattamento è continuativo, ovvero senza periodi di pausa. In questo caso si assume capecitabina al mattino, a mezzogiorno e alla sera di ogni giorno.
La durata del trattamento con capecitabina dipende dalle condizioni di malattia. Può essere assunta per un periodo limitato qual ora l’intento del trattamento è quello di prevenire il ripresentarsi della malattia dopo la chirurgia. Oppure, in caso di malattia avanzata, può essere assunta finchè si ottiene un beneficio.
Il trattamento con capecitabina è generalmente ben tollerato e gli effetti indesiderati sono poco frequenti.
In alcune persone però questo farmaco può dare tossicità più importanti. Queste persone possiedono varianti di un gene chiamato DPYD che li predispongono allo sviluppo di tossicità anche gravi. Oggi a tutti i pazienti prima di sottoporsi ad un trattamento con capecitabina o con farmaci analoghi come il 5-floruracile, viene fatto un prelievo di sangue per verificare se ci sono varianti del gene DPYD.
Se non vi sono queste varianti genetiche, il trattamento può essere avviato a dosi piene altrimenti può essere consigliata una riduzione di dose o un trattamento alternativo, nel caso in cui il rischio di tossicità sia molto elevato.
Quando presenti, gli effetti indesiderati più frequenti e di rapida insorgenza sono diarrea e nausea.
Entrambi i disturbi se di lieve entità possono essere gestiti con farmaci come la loperamide per la diarrea e la metoclopramide per la nausea. Se questi disturbi sono di entità moderata o grave può essere necessaria la sospensione del trattamento.
Altri disturbi che può causare la capecitabina sono un’irritazione delle mucose della bocca, chiamata mucosite. Generalmente consigliamo di eseguire sciacqui orali con bicarbonato di sodio ma potete trovare ulteriori consigli in un video dedicato.
Un tipico effetto indesiderato che compare dopo alcuni mesi di trattamento con capecitabina è la sindrome mano-piede tecnicamamente chiamata eritrodisestesia palmoplantare.
Questo disturbo colpisce la pelle dei palmi delle mani e delle piante dei piedi che diventa rossa, ispessita e ruvida fino a tagliarsi. Per ovviare a questo fenomeno occorre evitare di fare pressione o sfregare la pelle, ad esempio indossando calzature comode e larghe, e mantenere una costante idratazione delle mani e dei piedi applicando una qualsiasi crema idratante più volte al giorno.
Quando la pelle delle mani o dei piedi si ispessisce e si indurisce occorre alternare l’applicazione di crema idratante ad una crema a base di urea che esercita un’azione esfoliante.
Ve ne sono in commercio di diversi tipi che variano a seconda della percentuale di urea contenuta e quindi del potere esfoliante.
Più raramente la capecitabina può causare alterazione cardiache come il vasospasmo coronarico che può manifestarsi con un dolore costrittivo avvertito dietro allo sterno. Per escludere eventuali alterazioni dell’attività cardiaca si effettua un esame cardiologico con ECG prima di iniziare il trattamento e, per il primo ciclo, può essere ripetuto un ECG in corso di terapia.
L’abbassamento delle difese immunitarie, quindi di globuli bianchi è poco frequente in corso di terapia con capecitabina. In ogni caso, il medico vi prescriverà degli esami del sangue al termine di ogni ciclo, prima di cominciare un nuovo ciclo, per verificare che non ci sia un calo delle difese immunitarie.
Spero che questo video vi sia stato utile e che abbia acceso in voi qualche spunto interessante. Se è così, potete condividerlo sui vostri profili social, lasciare un commento, scrivere delle domande o curiosità qui sotto; noi saremo ben lieti di rispondervi.
Dal CRO vi salutiamo e vi aspettiamo nel prossimo video.