Paclitaxel settimanale

Paclitaxel settimanale

Il video di questo materiale informativo sarà disponibile prossimamente

Oggi parleremo di una terapia oncologica chiamata Paclitaxel settimanale. Cos’è? Come funziona? Cosa dobbiamo assolutamente sapere? Scopriamolo!

Quando si usa il paclitaxel?

Il Paclitaxel è un farmaco versatile utilizzato in molte tipologie di tumori della mammella, le neoplasie ginecologiche ed altri tumori solidi. A seconda dello scenario clinico in cui ci troviamo, l’obiettivo della terapia può essere quello di controllare o ridurre la malattia se questa non è operabile o è recidivata dopo la chirurgia oppure di aumentare la probabilità di guarigione nel caso in cui il tumore sia operabile. In quest’ultimo caso può essere somministrato prima o dopo l’intervento chirurgico di asportazione del tumore ed è un trattamento efficace e generalmente ben tollerato.

Che cos’è il paclitaxel?

Paclitaxel è un chemioterapico che agisce cristallizzando le cellule tumorali impendendo la loro moltiplicazione e causandone la morte. Questo tipo di strategia ha dimostrato un’elevata efficacia in numerosi lavori scientifici e l’utilizzo del Paclitaxel nella gestione dei tumori è ormai consolidato.

Come viene somministrato?

Vediamo ora come funziona la somministrazione della terapia.
Paclitaxel viene somministrato per vena una volta a settimana. La durata del trattamento è diversa a seconda degli obiettivi clinici. Nel caso di malattia operabile Paclitaxel viene somministrato per 12 volte, con una durata complessiva del trattamento di 3 mesi. In caso di presenza di metastasi o di malattia non operabile il trattamento generalmente viene proseguito fino a quando si dimostra efficace e ben tollerato.
Se avete dei dubbi sulla durata del trattamento il vostro oncologo vi potrà dare maggiori dettagli a riguardo.
Per quanto concerne la logistica del trattamento, Paclitaxel viene somministrato in circa un’ora Oltre a questa tempistica, bisognerà aggiungere una trentina di minuti per la somministrazione di eventuali farmaci di premedicazione per prevenire la nausea o le reazioni allergiche (ne parleremo tra poco).

Gli effetti indesiderati a breve insorgenza

Passiamo adesso agli effetti collaterali di questa terapia e alla loro gestione. Per chi è interessato, segnalo che potrete trovare nostri video dedicati ai disturbi più frequenti causati dalle terapie oncologiche.
La prima considerazione da fare è che Paclitaxel è un trattamento sicuro e nel complesso ben tollerato.
Gli effetti collaterali non sempre si manifestano e, qualora presenti, di solito sono in forma leggera al punto da non richiedere terapie supplementari. Meno frequentemente può essere necessario adottare alcuni accorgimenti o assumere dei farmaci specifici per gestire gli eventuali disturbi.
Gli effetti avversi possono essere classificati in base al tempo di insorgenza. Cominciamo da quelli che possono manifestarsi nel corso di ore o giorni.
Durante l’infusione, sebbene molto raramente e nelle persone predisposte, potrebbe manifestarsi una reazione allergica. Proprio per evitare la comparsa di questo problema, la somministrazione del Paclitaxel viene preceduta da una premedicazione antiallergica, generalmente con del cortisone e un antistaminico.
Anche nausea e vomito, che teoricamente potrebbero comparire nei primi giorni dopo la terapia, sono attualmente poco frequenti, sia perché questa terapia ha, come dicevamo una buona tolleranza, sia perché vengono somministrati preventivamente dei farmaci antinausea.
Nei giorni successivi alla terapia potrebbero manifestarsi doloretti muscolo-articolari, un leggero mal di testa e stanchezza.
Spesso questi disturbi sono a risoluzione spontanea ma possono migliorare con una leggera attività fisica o con il paracetamolo, qualora non vi siano controindicazioni ad assumerlo.
Frequentemente, dopo un po’ di giorni dalla prima terapia si potrebbe avvertire un cambiamento dei gusti o degli odori.
Questa alterazione è reversibile dopo aver completato tutte le somministrazioni di terapia. Qualora questo disturbo interferisca con la vostra dieta o notaste un calo del peso, è importante comunicarlo al proprio oncologo e al proprio nutrizionista per eventuali accorgimenti dietetici.

Alcuni effetti collaterali possono insorgere dopo diversi giorni o anche settimane dall’inizio del trattamento oncologico.
Il calo dei globuli bianchi, chiamato tecnicamente neutropenia o calo dei neutrofili, è un evento relativamente comune ma che nella maggior parte è a risoluzione spontanea e non richiede terapie specifiche; nei rari casi in cui il calo dei globuli bianchi sia particolarmente marcato o prolungato è possibile effettuare delle punture, chiamate fattori di crescita granulocitari, per ripristinare i livelli dei neutrofili.
È bene tenere a mente che quando i globuli bianchi scendono c’è un maggior rischio di contrarre infezioni; se quindi nel corso della terapia doveste avere febbre è importante comunicarlo tempestivamente al proprio oncologo.
Meno comune è il calo dei globuli rossi e decisamente più raro quello delle piastrine. Anche in questi casi, di solito, l’alterazione non richiede terapie specifiche, sebbene esistano delle punture di eritropoietina in grado di aumentare la produzione di globuli rossi da utilizzare in casi selezionati.
Poiché la terapia potrebbe irritare la cute e le mucose, cioè il rivestimento interno della bocca, del naso e dell’intestino, potrebbero comparire rossore, prurito o secchezza cutanea oppure ulcerette in bocca o diarrea.
Come suggerimenti generali, è importante tenere un buon livello di idratazione della pelle applicando anche creme idratanti qualora necessarie, evitando traumatismi o tagli; è importante anche mantenere una corretta igiene orale aiutandosi anche con collutori senza alcol.
In caso di diarrea è importante bere molto per evitare di disidratarsi e potrete consigliarvi con il vostro oncologo su quale farmaco assumere e come adeguare la dieta.
Un disturbo tipico del Paclitaxel riguarda le cosiddette parestesie, cioè un’irritazione dei nervi. Questo si manifesta gradualmente nel corso delle settimane con formicolii, soprattutto a mani e piedi, e più raramente con dolori o crampi muscolari. Generalmente, all’inizio le parestesie tendono ad essere intermittenti, poi potrebbero diventare continue, anche se in forma lieve, e, andando avanti con le terapie, incrementare di intensità. Una volta terminata la chemioterapia con Paclitaxel, il disturbo migliorerà progressivamente.
È importante segnalare al proprio oncologo questo sintomo perché, in alcuni casi, potrebbe essere necessario ridurre un po’ la dose della terapia per evitare un’irritazione eccessiva dei nervi.

Nel corso delle settimane si potrebbe assistere ad un’alterazione delle unghie, che potrebbero diventare più fragili, scure o, in alcuni casi, cadere.
Il suggerimento è quello di evitare traumatismi, come togliere etichette o grattare oggetti con le unghie. In alcuni casi l’applicazione di prodotti topici, come smalti al silicio potrebbe essere benefica. Dopo 3-6 settimane dall’inizio della terapia si potrebbe verificare la perdita dei capelli e dei peli corporei. L’entità della perdita può variare da persona a persona ma una volta terminato il trattamento con il Paclitaxel, dopo qualche mese i capelli torneranno a crescere, talvolta anche mossi o ricci. Per sapere come gestire nel migliore dei modi la perdita di capelli o dei peli vi invito a chiedere al vostro oncologo.

Indicazioni per le donne in età fertile

Un’ultima considerazione per le donne che non sono ancora andate in menopausa. Il trattamento potrebbe facilitare o accelerare la comparsa di menopausa, con conseguente blocco del ciclo mestruale.
A volte, anche in relazione all’età della donna, se il ciclo si è fermato durante il trattamento, una volta finito potrebbe ritornare. È comunque importante segnalare che, pur in assenza di ciclo mestruale, per tutta la durata della terapia, dovrà essere mantenere una adeguata contraccezione con metodi a barriera, come il preservativo.

Ulteriori indicazioni

Fintanto che si effettua la terapia con Paclitaxel, l’eventuale comparsa di effetti collaterali sarà monitorata con regolari visite oncologiche e, prima di ogni somministrazione, saranno effettuati degli esami del sangue. In generale, in caso di sintomatologia severa o prolungata o comparsa di febbre con temperatura superiore a 38° è importante cercare immediatamente attenzione medica.

Infine, un piccolo suggerimento: fintanto che si effettua la terapia con Paclitaxel è suggeribile evitare l’utilizzo di pompelmo perché potrebbe aumentare il rischio di sviluppare effetti collaterali.

Abbiamo visto insieme gli effetti collaterali possibili correlati alla terapia. Ci tengo a risottolineare che questi sono, per l’appunto, possibili, cioè non è detto che debbano manifestarsi. E, infatti, nella maggior parte delle persone questa terapia ha una buona tolleranza e permette di mantenere uno stile di vita assolutamente normale.

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